La traduzione e la scelta del proprio spigolo

La traduzione e la scelta del proprio spigolo

Intervista a Stefania Berti, interprete e traduttrice e docente d'eccezione per il workshop dedicato alla traduzione di Siena School for Liberal Arts e MPDFonlus

Dall'8 al 10 luglio Stefania Berti sarà protagonista di L’atto traduttivo - LIS versus Lingua Italiana - e la scelta del proprio spigolo, un workshop dedicato alla traduzione per interpreti di Lingua dei Segni organizzato da Siena School for Liberal Arts in collaborazione con la nostra onlus.

Qual è il modo più efficace per porsi davanti ad una traduzione verso la Lingua dei Segni e viceversa?

Quando ci si pone di fronte ad un testo/video-testo credo sia indispensabile non dare mai nulla per scontato, a volte lo è, altre lo sembra solamente. Essere attenti e accoglienti di fronte al dire di altri è una condizione irrinunciabile da subito e, grazie a questo, ogni senso diventa plasmabile al fine di procedere e concludere la traduzione.

Al centro delle tue riflessioni sulla traduzione c'è il tempo: simultaneo per l’interpretazione, più lungo per la traduzione. A quali tecniche o risorse bisogna attingere nel passaggio dall’uno all’altro?

Il tempo è una variabile determinate nel processo d’interpretazione simultanea così come lo è nella traduzione, per le diverse condizioni temporali in cui ci pone. In linea di massima per ottenere un’interpretazione simultanea accettabile, si deve attingere all’uso di alcune abilità che non entrano in gioco nella traduzione: la memoria a breve termine e un adeguato tempo di latenza. Tutte le competenze di un interprete si mettono in gioco in una manciata di secondi e, a volte, nel messaggio “trasformato” si sono operate scelte seguendo un criterio di priorità. Nella traduzione le stesse variabili non esistono ma, proprio per questo, la responsabilità che abbiamo di fronte al testo si dilata al fine di trasmettere il tutto, non siamo più nella condizione di operare scelte seguendo criteri di priorità perché possiamo concedercelo.

In riferimento alla traduzione tu parli di "scelta del proprio spigolo". Cosa intendi?

Lo Spigolo è una metafora che ho cominciato ad usare, quasi per gioco, anni fa quando cercavo di spiegare il mio lavoro e il mio stato d’animo con esso. Di fatto, come mi ha suggerito una collega che ha letto il capitolo “L’atto traduttivo e la scelta del proprio spigolo” (tratto da “I segni del tradurre” Ed. Aracne), potrebbe essere anche una metafora della vita di ognuno di noi. Immaginate uno spigolo e immaginate di essere là, da una parte una lingua con la sua cultura e dall’altra parte un’altra. In uno spigolo esiste anche un vertice, dove tutto può confluire ... Il traduttore sta là, continua a muoversi e a stare fermo, vede da più angolazioni e prospettive sia l’una che l’altra lingua/cultura però alla fine deve operare delle scelte per procedere con il lavoro, deve scegliere. “La scelta del proprio spigolo” è/sono tutte le scelte, in assonanza con il traduttore e il testo/video-testo, atte alla concretizzazione del prodotto tradotto. Tengo a ricordare che le lingue in uso, nel nostro caso, sono espresse su dimensioni molto differenti quindi le scelte da operare sono tantissime e, spesso, anche delicate.

Dall’8 al 10 sarai impegnata in un workshop sul tema organizzato da SSLA in collaborazione con MPDFonlus, cosa devono aspettarsi i tuoi studenti? Quali competenze potranno acquisire/perfezionare?

I miei studenti si aspettano che io dia delle linee guida metodologiche per attuare una traduzione dalla Lingua dei Segni Italiana alla Lingua Italiana, ed è quello che farò. Racconterò e farò sperimentare loro il percorso che vivo ogni qualvolta io abbia una traduzione tra le mani, ma contemporaneamente sarà stimolante per me rimettere in gioco i miei pensieri con loro, per verificare se alla fine potrò confermarli ancora o ritoccarli. Sarà un’interessante opportunità anche per me.